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Bill Murray: je so' pazzeee-heee

Sopravvissuto all’annegamento in una piscina, dopo esservi stato spinto da quel burletti di Hunter Thompson (che però, prima del lancio, si era premurato di legarlo ad una sedia), a due matrimoni (di cui uno celebrato a Las Vegas durante il Super Bowl 1981), ad un fermo della polizia svedese per guida di un macinino da golf in stato di ebbrezza (lui dice di no), a decine di alterchi sul set (tipo che durante “What about Bob?” scaraventò la produttrice Laura Ziskin in un lago, perché la zia gli aveva fatto partire il picchio) e ad un shaolin-papagno di Lucy Liu (madò l’everlasting jappa, regaz) sul set di quella cacata conosciuta con il nome di “Charlie’s Angels” (lo stesso set sul quale i malfidati dicono abbia preso a testate il regista, non che non se lo meritasse), vissuto abbastanza da assistere ad una vittoria dei Cubs alle World Series, Bill Murray ha tutta l’aria di essere uno che avrebbe potuto benissimo andare da Andreotti, battergli sulla spalla e dirgli: “Wè, beluga, ti vedo bloccatino” ai tempi del celeberrimo colpo apoplettico su Canale 5 con la Perego ad urlare come Sandra Milo al box informazioni della sagra delle bagigie: “Presidente, presidente! Portate un Brioschino al Presidente”.

Se tanti ad Hollywood hanno deciso di tenerglisi ad almeno cento metri di distanza, altrettanti sono diventati nel tempo tutt’un pacche sulle spalle e “Carissimo, ma che piacere, un bombardino per il vegliardo!”, come ad esempio Wes Anderson (anche se in realtà credo il Wes bazzichi ben poco le colline losangeline, visto che lo trovo sempre alla biblioteca civica Bonhoeffer, qui a Mirafiori, a leggere l’intero archivio del Resto del Carlino, mentre scuote la testa e sorseggia un succhino all’ACE).


Per dire, durante le riprese di “Rushmore” (che vi consiglio), si era ipotizzato uno di quei colpi di testa da Emilio dell’Albero Azzurro tale per cui doveva spuntare in scena, di carambola, un elicottero. E così il buon Bill, sapendo che il cinema rende, ma mica come fare la Marina Abramovich ne “il rosso vince, il nero perde, il rosso vince, puntatalo, signori, puntatalo!”, decise di noleggiare di tasca propria il velivolo per la modica cifra di 25.000 Giorgioni. “Ma Bill, noi per sto film ti paghiamo solo 9.000 $”, ma a Mr Murray fregancazzo.


Ma il signore è anche un grande sportivo, tifoso di qualsiasi squadra di qualsiasi sport abbia la propria casa a Chicago, padre dell’assistant coach dell’attuale squadra di basket della Xavier University, è anche proprietario di una svariata serie di squadrette di baseball, tra cui i River Dogs di Charleston (come vedete qui sotto è un Pres. ginnico quasi quanto Gaucci).


Il resto è storia, o meglio, epica: buttato fuori dai boy scouts ancor prima di aver ricevuto la divisa, rifiutatosi di recitare il ruolo di protagonista in “Forrest Gump” e “Little Miss Sunshine” (nonostante per quest’ultimo gli avessero scritto la parte ad hoc), finito a doppiare “Garfield” per un errore di lettura del contratto, scambiando il non esattamente acclamatissimo regista Joel Coen per il Joel dei fratelli Cohen, invasore di feste in casa, funerali (si dice epica comparsata alle esequie di Elvis, con i Presley incapaci di spiegarsi chi cazzo fosse) e banchetti di matrimonio, nonché pigmalione da bar (storica l’appropriazione indebita del bancone dell’ SXSW Festival nel 2010, cominciando a schiaffeggiare culi e servire indistintamente tequile assieme a GZA e RZA del Wu-Tang Clan), inattingibile, se non per via diretta (cercare una bottiglia di bourbon o una festa in qualche campus, ma forse va bene anche chercer la femme, ché tanto sempre lì casca l’asino), privo di agente (per “Groundhog Day” gli imposero di assoldarne uno, così assunse un tizio che parlava solo la lingua dei segni), proprietario di un numero 800 a cui però non risponde. Robert Downey Jr pare lo stia ancora cercando per offrirgli una parte in “Iron Man”. ASPETTA E SPERA CAPADICAZZO.


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