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Intervista ai Fare Soldi: Frico Disco shakin' the culi worldwide

Eravamo all'inizio dell'università quando, tra le mura (verde epilettico) dello storico 17, in mezzo a Barbera, cozze ripiene e un susseguirsi surreale di belle fringuelle, una sera partì il ritmo ossesso di un inconfondibile stile musicale che avremmo ben presto imparato ad amare grazie a quell'incredibile talent scout musicale del nostro amico Samuele. Fu così che avvenne il nostro primo incontro con i Fare Soldi. Oggi, a distanza di 5 anni, abbiamo avuto il piacere di intervistarli. E niente, insomma, buona lettura.



1) Come sono nati i Fare Soldi e, soprattutto, da quali ascolti e attraverso quali esperienze è nato e si è sviluppato il vostro sound caratteristico, la Frico Disco?


I Fare Soldi sono nati da due ragazzini nerd di una decina d’anni che diventarono amici perché volevano giocare a Monkey Island, invece che a calcio con i loro coetanei.

Nei 30 anni successivi hanno suonato in band varie, gestito un’etichetta discografica assieme, ascoltato migliaia di dischi, suonato insieme in tutto il mondo.

A farla breve suona più o meno così, davanti a degli alcolici invece questo racconto diventa molto più lungo e divertente.


2) Accanto all’identità inconfondibile del vostro suono negli anni avete spesso accompagnato grafiche e titoli sui generis rispetto ad un contesto come quello attuale in cui talvolta, al di là della cura delle componenti musicali, ci si prende fin troppo sul serio. Ecco, abbiamo il sospetto che siate dei grandi estimatori dei B-movies e del trash all’italiana a cavallo tra i ’70 e i ’90. O ci siamo fatti un incredibile vaneggio chilometrico?


Risposta:




3) A proposito, la copertina di “Paghetta” (Riotmaker Records, 2012) ve l’ha palesemente fatta il Dott. Pira (e se non è quel grande del Dott. Pira, allora è un talentuosissimo bambino di prima elementare), com’è venuta fuori questa collaborazione? Che ci dite del Dottorissimo?


Il Dott. Pira ci ha onorato con il suo talento già nel 2011 per la cover del nostro ep “Bullygans” e poi nel 2012 per l’artwork del nostro album “Paghetta”.

Egli è il più grande artista vivente e tra 100 anni Gatto Mondadory sarà certamente uno dei testi da analizzare nel tema di letteratura alla matura.

Preparate già i vostri figli o i vostri spermatozoi a questo momento, leggendo tutte le sue opere.


4) Dai vostri primi lavori fino ad arrivare all’ultimo album, “21+”, ci pare di intravedere un percorso di continua evoluzione sonora. Sono in qualche modo cambiati nel tempo anche i vostri riferimenti e le ispirazioni in termini musicali?


Cambiati no, il termine corretto forse è “espansi”.

Fin dagli inizi di questo progetto volevamo mettere assieme due macrocategorie come musica nera e indie, solo che a 20 anni ne avevamo ancora tanta da sentire. Da giovani ci sta di peccare di ambizione, a quasi 40 si è compensato in esperienza.



5) Vi abbiamo conosciuti per la primissima volta quando un amico mise su durante una festa in casa il Chiapponzilla Remix di “Crazy in love” di Beyoncé, il vostro remix di “No diggity” dei Blackstreet ha avuto una grande risposta anche al di fuori dell’Italia, insomma, ma quant’è bello fare i remix? Per noi bellissimo, perché ci permette di sfidarci su pezzi che già ci piacciono e troviamo perfetti come è stato per esempio con Cosmo, e quindi dobbiamo trovare COME esprimerci senza snaturarli, o di confrontarci con mostri sacri come No Diggity, i Clash o Kendrick Lamar, e quindi riuscire a trasmettere il nostro amore e rispetto per l’originale, ma anche lasciare il nostro marchio.



6) “21+” è un album pazzesco (una “bella bombetta”, come diremmo qui da noi), con delle belle collaborazioni tutte spumeggianti. Guardando al futuro, siete già al lavoro su qualcosa di nuovo?


Lo eravamo già dalla pubblicazione del disco. Semplicemente non abbiamo fretta. Ma con questa band si suona e produce periodicamente e costantemente. Semplicemente perché ci piace farlo. Avrete presto news, non temete.

7) Avete suonato un po’ ovunque, da Udine a Seoul, quali sono le principali differenze che avete riscontrato tra suonare qui in Italia e fuori? E, soprattutto, avete notato un comune denominatore nella risposta del pubblico, sia esso emiliano o torinese, piuttosto che koreano o francese, alla vostra musica?


Perdonateci un filo di presunzione, ma ci sentiamo di dire che la nostra Frico Disco sia a prova di qualsiasi pubblico. Molto probabilmente non è questione di talento, non è tecnica, ma sicuramente è attitudine: noi abbiamo viaggiato per interi continenti per far ballare e dimenticare a delle persone i loro problemi, e quando le abbiamo lì davanti, instaurare una relazione con loro è la nostra missione.

Ed è il lavoro più bello del mondo.

Se qualcuno vi dice che “era un pubblico di merda”, è solo perché non sa fare questo lavoro.



8) Fare Soldi, Scuola Furano, Carnifull Trio e altri sotto la Riotmaker: la scuola friulana in questi anni si è contraddistinta per una grande vivacità musicale, esiste una spiegazione a questo fenomeno riconducibile alla scena del Nord-Est? [all credits per la domanda al nostro amico Samuele, grande esploratore musicale, uno dei quattro più grandi conoscitori musicali del pianeta assieme all’Uomo Gatto, Damon Albarn e a Ico, altro amico].


L’esperienza della Riotmaker è stata una di quelle rare situazioni di allineamento di pianeti e stelle che ci ha permesso di scoprire, lanciare, sviluppare band, ma anche videomaker, grafici e quant’altro, che facevano riferimento alla nostra label. Un insieme collettivo di sudore, talenti e amicizia che ha reso unica quella storia, che ci rende ancora oggi molto orgogliosi. Eravamo due minchioni in una città sconosciuta come Udine, abbiamo trovato altri friulani come noi con idee e voglia di fare, e siamo arrivati a crescere fino ai video su Mtv (rip), ai contratti major e ai tour.

Non sappiamo in che modo il Nord Est abbia avuto un ruolo in tutto questo, ma amiamo la nostra terra, quindi qualsiasi cosa sia stata, le offriamo un ottimo bicchiere di vino per ringraziarla.



9) Dai, tornate a Torino. Eddai.


Partiamo adesso. Trovate un posto e della gente che voglia divertirsi. Ci vediamo lì.

 

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