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Stranger Things: cose da pazzi

Mentre milioni di pazzerelli in giro per il mondo si chiedono quando uscirà la 2° stagione di “Stranger Things”, (La) serie rivelazione del 2016 prodotta da Netflix e ideata dai Duffer bros., il nostro alter-ego radiofonico RBL Night Live se n’è uscito con questa fissa di dover preparare un episodio speciale incentrato sulla colonna sonora della 1° stagione (fichissima, contenuti originali di Michael Stein e Kyle Dixon, ex-Surive). Insomma, visto che Lunedì prossimo a quanto pare va in onda quest’amarcord del tipico “un’estate fa” in chiave synth e cialtronate radiofoniche, quegli appaltatori delocalizzatori di RBL Night Live ci hanno commissionato quest’articolo (che in realtà scriviamo molto volentieri, anche perché appena finiamo andiamo a mangiare il panino cà meusa a Porta Palazzo).

Ora, potremmo star qui ad elaborare congetture e paragrafi di ermeneutica delle lucine di Natale della signora Byers e dell’upside-down world, raccontarvi tutti i trucchi segreti di Dungeons & Dragons (non fosse che non ne sappiamo nulla, perché noi eravamo tra quelli che da bambini si stordivano di Fifa ’98, quindi giochi da tavolo poco e nulla, se escludiamo le risse a ceffoni durante il Subbuteo e la briscola, dove abbiamo perso anche i bottoni del cappotto), dissertare su estrapolazioni dell’Anatomia del Grey in merito alla disostosi cleidocranica (mutazione autosomica dominante del gene CBFA1 ad eziologia incerta, ipoteticamente descritta già da Omero nel passo su Tersite e presente, in forma lieve, nel personaggio di Dustin, nonché nell’attore che lo interpreta, Gaten Matarazzo). Protremmo, ma in realtà no, verrebbe su lunga e probabilmente non ne saremmo nemmeno in grado.

Sicchè abbiamo scelto di risaltare gli elementi salienti che più ci hanno fatto apprezzare la 1° stagione, assieme ad una sequela aneddotica varia ad eventuale riguardo tutto ciò che avete sempre voluto sapere ma non avete mai osato chiedere sulle “Cose molto strane” (abbiam detto bene? Si traduce così? Boh). Insomma, sto scrivendo l’articolo senza aver nemmeno io ben chiaro come, ve ne sarete ormai accorti.

Nostalgia Ma quant’e figo ritrovarsi catapultati negli anni ’80, tra blue jeans, felpe in acetato, BMX, paccottiglia elettronica ancestrale, videogames che oggi ci risultano delle bischerate da bambacioni (un po’ come giocare a tris in classe scrivendo sul banco), quell’atmosfera d’inquietudine fantascientifica tipica dei tempi in cui i giovani si chiudevano in camera per interi pomeriggi a sfogliare montagne di riviste su krakens, mostri di Loch Ness, Aree 51, UFO, Olandesi volanti e Sandre Milo, oltre che per leggere Playboy (gli Yankee, noi invece avevamo il Teletutto, una sorta di Playboy versione pasta e fagioli in cui oltre alle Fanny Cadeo di turno con la cespuglianza open air trovavi anche la guida tv della settimana: ora ditemi voi se non si stava comodi negli ’80, ditemi), o limonare e ascoltare le musicassette sdoppiate dei Depeche Mode o di Cecchetto. Per quanto riguarda l’ispirazione ai Goonies, sì, effettivamente risuona forte e chiara. A proposito, anche secondo voi il paffutello dei Goonies è lo stesso che poi è finito a fare i “I ragazzi della III C”? No? Ma guardate che è lui! Indubbio anche il richiamo ad E.T., ma almeno a sto giro il piccolo Andreotti messo nel cestino della bici con l’asciugamano in testa se lo semo svangati.

Gli svarioni di fisica teoretica dell’upside-down world Inutile lasciarli alla fine, mo ci mangiamo 18 Pocket Coffee, ci beviamo un bombardino, ci sediamo e vediamo di trarne qualche cosa di sensato. Come quando profanarono i clouds delle epic-turbofregne Rihanna, Kate Upton e Jennifer Lawrence tutti gli appassionati ortofrutticoli si gettarono di pancia nell’internet alla Cañotto, allo stesso modo ogniqualvolta si lanci una qualche congettura scientifica misteriosa nel grande tupperware di una serie/film feticcio sopraggiungono a razzo tutti gli studenti di fisica, matematica, ingegneria aerospaziale e scienze dei zichichi, un po’ come il Pinguino di Batman nella scena in cui sparano in aria le sarde alla pappafico (o beccafico, non lo so, ogni volta che parlo con un Campano me ne racconta una diversa e io sto qua a fare avanti e indietro come un poveraccio). Dunque, a noi ha convinto questa (ma mettete in conto che a noi piacciono anche le gif dei gatti coi calzini e i Granuozzoli inzuppati rint’occafé, quindi vedete un po’ come prenderla): secondo il fisico teoretico Paul Steinhardt la storia dell’upside-down potrebbe rientrare nel complesso di enunciati della teoria delle stringhe, solo che, dice Steinhardt, la metafora del Prof. Clark nella serie (la corda su cui camminano l’equilibrista e una pulce, solo che l’equilibrista può andare solo avanti e indietro, ma non può camminare sul lato opposto della corda, a testa in giù per intenderci, mentre la pulce invece sì, può accedere a questa sorta di mondo rovesciato, muovendosi in una quarta dimensione, grazie alla propria struttura corporea infinitesimale) non c’azzecca troppo, sarebbe più appropriato immaginarsi una sorta di panino con la ‘nduja, in cui la fetta di pane superiore sarebbe il nostro mondo, in mezzo ci sta la ‘nduja, mentre la seconda fetta di pane sarebbe l’upside-down world, ovvero st’universo parallelo de li mortacci sua. La ‘nduja rappresenta lo spazio-tempo, mo se immagini di diventare piccolo come una pulce, potresti camminare su entrambe le fette di pane, solo che in mezzo ci sta la ‘nduja e non puoi attraversare la ‘nduja a causa della sua natura malleabile, fluida e calabrese. Unire i due mondi (le fette di spaccatella) richiederebbe un’enorme quantità di energia, pari a quella di un buco nero, quindi, se si formasse un buco nero in sto panino con la ‘nduja, le due fette potrebbero divenire una sola e quindi ecco l’incontro, o addirittura la fusione, tra i due mondi. In alternativa, se non c’hai un buco nero che ti esce dalla saccoccia, puoi portarti sottobraccio una Eleven che ha dei poteri che in confronto la telecinesi, il mago Thelma e il computerino che ha battuto Kasparov sono delle pippe e quindi con la forza della mente il portale te lo crea lei. Avrete chiuso tutto 10 minuti fa…e dire che mo ci è pure passata la voglia di panino con la meusa.

L’Indiana La serie è ambientata ad Hawkins, paesino dello stato dei Pacers, insomma, una zona in cui, a parte Reggie Miller, Paul George e le corse di macchine, c’è sempre stato ben poco da fare. Immaginate poi negli anni ’80. E quindi niente, dicono di essere ad Hawkins, ma in realtà è stato girato tutto nei paraggi di Jackson (Georgia, altro posto che ci mette tutti barzotti), con qualche cut anche dalle parti di Atlanta, Stockbridge, Douglasville, Palmetto (che dev’essere un posto bello stilosetto) e nel campus dell’Università di Emory. In origine la serie doveva trovare casa a Montauk (e chiamarsi anche così: “Montauk”, durelli solo a sillabarla), solo che in questo bel posticino dalle parti di Long Island ci stavano girando pure “The Affair”, altra serie che ci sta piacendo un sacco, soprattuto perché la co-protagonista rossa è una bella fringuella.

Eleven Il personaggio interpretato da Millie Bobby Brown con immenso talento è sicuramente il più sibillino della serie (almeno fin qui) e, al termine della 1° stagione, ci ha lasciato con una sfilza infinita di interrogativi insoluti, del tipo: perché 11? Dove sono gli altri dieci? O si chiama così perché in numerologia (ma che cazzo è la numerologia, ragazzi?) l’11 simboleggia l’illuminazione, la capacità di vedere ciò che è posto al di là dei limiti umani? Oh, comunque, di riffa o di raffa, quest’anno in squadra io gioco con l’11, eh. Ma soprattutto, dov’è finita Eleven? Per non saper né leggere, né scrivere, lo sceriffo, che sembra un po’ uno della forestale di Yellowstone, le ha lasciato un pacco di waffles nel bosco, metti che le viene il languorino, sai mai.

Will Byers Riportato dall’upside-down ad Hawkins (che culo!), il regazzino Byers nell’ultimo episodio della 1° stagione ci lascia vomitando, nel bel mezzo del cenone di Natale, una bestia tale da spingerci verso due ipotesi: o non aveva digerito ‘o capitoun’ fritt’, oppure il Demogorgone (o chi ne fa le veci, anche un piccoletto tipo quello di Alien) ora è dentro di lui. Che ne sarà del signorino Byers? Diventerà un mostro? Sarà il portale per raggiungere Eleven nell’upside-down? Gli daranno del Brioschi e dopo un rutto clamoroso si riassesterà causando uno spostamento dell’asse terrestre tale da chiudere il passaggio per l’upside-down e così la facciamo finita e si torna ad usare le notti per dormire?

Dustin e Lucas. Ma quei due ce l’hanno una famiglia?

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